Le aziende del biologico in Veneto: una ricerca dell'Agrifood Lab

condividi
condividi

Quali sono i modelli di business del settore biologico in Veneto? Le aziende bio come conciliano attenzione alla sostenibilità ambientale e un mercato in crescita? Come innovano nei prodotti, nei processi e nella comunicazione?

L’"Atlante dei modelli di business delle imprese del biologico” ricerca condotta dall’Università Ca’ Foscari Venezia e realizzata grazie ad un accordo con la Regione del Veneto, offre uno spaccato aggiornato su questo mondo, sulle criticità che lo sfidano e sulle opportunità che può cogliere.

La ricerca ha coinvolto l’Agrifood Management and Innovation Lab, laboratorio di ricerca del Dipartimento di Management dell’Università Ca’ Foscari, e la Direzione ADG FEASR Bonifica e Irrigazione insieme alla Direzione Agroalimentare della Regione del Veneto. L’analisi mira a monitorare la vitalità delle aziende del comparto, a individuare le pratiche gestionali più efficaci e innovative e a offrire evidenze per formulare politiche e iniziative di supporto al sistema agricolo e agroalimentare veneto.

LA RICERCA

Obiettivo dell’analisi è stato rilevare gli approcci e le strategie con cui le aziende del bio della nostra Regione affrontano le sfide derivanti dal nuovo contesto di mercato. Lo scopo è rilevare le opportunità di business del settore e ad orientare sia le imprese già attive, sia quelle neonate o che vorrebbero intraprendere la strada del biologico. Al contempo lo studio fornisce alla Regione del Veneto uno strumento per elaborare politiche e iniziative a supporto del settore biologico nel quadro del Programma di Sviluppo Rurale del Veneto 2014-2020. La ricerca è stata cofinanziata dall’Unione europea, dallo Stato Italiano e dalla Regione del Veneto nel quadro della Misura 20 di Assistenza tecnica del Programma di Sviluppo Rurale 2014-2020.

L’analisi, che si è appena conclusa, è stata di tipo qualitativo ed ha coinvolto 30 imprenditori e imprenditrici del biologico che sono stati intervistati a più riprese. Le storie e le strategie delle rispettive aziende sono state analizzate e sistematizzate tramite la raccolta di dati economico finanziari, di marketing e di comunicazione consentendo di identificare 5 modelli di impresa: gli innovatori “nascosti”, i pragmatici, i leader di filiera, i gregari, e le imprese “rinate” grazie al cambio generazionale. Il valore generato per i clienti è legato prevalentemente alla qualità e genuinità del prodotto e a un’attenzione estrema alla sostenibilità dei processi e al loro impatto positivo sull’ambiente.

I RISULTATI

I risultati sono in parte inaspettati e, come afferma Christine Mauracher, direttrice di Agrifood Management & Innovation Lab e responsabile scientifica della ricerca: “emerge l’immagine di un comparto innovativo, vivace e in continuo sviluppo, che si muove con una logica da ecosistema, capace di innovare, fare rete e vendere attraverso molteplici canali distributivi, tra cui la grande distribuzione e l’e-commerce.”

Il biologico Veneto, da quanto rilevato dalle interviste effettuate, ha incorporato una logica d’azione da “ecosistema”. Le aziende risultano ben presenti sia nella distribuzione specializzata sia in quella generalista. Entrambi i canali hanno nel tempo capitalizzato il valore dei prodotti bio, rispettando le prerogative degli operatori, ponendo alcune pressioni sui margini in alcuni casi. La Grande Distribuzione Organizzata (GDO) è uno dei canali maggiormente utilizzati dalle aziende intervistate, in linea con il trend di crescita del mercato italiano che, stando ai dati Nielsen 2021, ha raggiunto i 2,2 miliardi di euro nella GDO, con una quota pari al 56% del totale dei consumi.

Anche l’e-commerce sta assumendo un ruolo chiave nel processo di distribuzione e ha interessato le aziende del comparto soprattutto durante la crisi da Covid-19. Non sono le piattaforme generaliste quelle che offrono maggiori opportunità agli operatori (ad es. Amazon), anzi: queste tendono a chiedere volumi e tempi poco conciliabili con le logiche della produzione biologica. Nel vino e nell’ortofrutta, invece, si sono affermati e si stanno affermando dei player specializzati con cui le imprese intervistate hanno sviluppato percorsi di crescita comune.

Il passaggio generazionale e la contaminazione di competenze, inoltre, sono stati fattori importanti nell’adeguamento di aziende agricole tradizionali alle nuove logiche di un consumo che reclama genuinità e sostenibilità. Va sottolineato che nei casi di transizione generazionale osservati, le nuove generazioni hanno ibridato i saperi dell’azienda familiare grazie alla loro esposizione a studi, esperienze e territori diversi rispetto a quelli della famiglia. A questi vanno aggiunte le competenze tecniche dei consulenti del Vento e degli agronomi, sempre più figure fondamentali e che necessitano di maggiore specializzazione.

Sebbene il biologico veneto risulti essere tra i principali in Italia, con numerose punte di eccellenza, sembra mancare una promozione del comparto come sistema: ad esempio la sostenibilità di prodotto e processo portata avanti dai produttori è spesso più elevata di quanto richiesto dalla normativa, tuttavia spesso queste azioni non vengono trasmesse al consumatore finale. Non è più sufficiente la sola certificazione per farsi riconoscere ed è necessario trovare maggiori risorse da investire in attività di marketing e comunicazione pianificate, che sappiano trasmettere i valori del biologico e allo stesso tempo sappiano intercettare le richieste del cliente, aumentando la sua consapevolezza. Non solo, la creazione di un “marchio ombrello” del biologico veneto costituirebbe un elemento competitivo importante per le aziende della regione entro cui declinare le proprie specificità.

Il report conclusivo è stato diffuso agli operatori del bio del Veneto, ai policy-maker, alle istituzioni in occasione dell’evento Veneto biologico, Persone, modelli e politiche per un’agricoltura sostenibile, giovedì 7 aprile 2022, ore 15.30 a Mestre - Venezia, presso l’Auditorium M9 Museo del Novecento.

Federica Ferrarin