PFAS: la ricerca di Giulia Moro scelta da Chemical Research in Toxicology

condividi

In occasione della Giornata Internazionale delle Donne e delle Ragazze nella Scienza, la rivista “Chemical Research in Toxicology” dell’American Chemical Society ha voluto mettere in evidenza il lavoro di 18 brillanti ricercatrici da tutto il mondo. 

Con il suo studio sulle interazioni tra PFAS e albumina e le loro conseguenze sulla salute umana, la cafoscarina Giulia Moro è stata l’unica italiana selezionata dalla prestigiosa società scientifica statunitense per il numero speciale della rivista dedicata alle donne nelle discipline STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics).

Ma cosa sono i PFAS e perché sono così dannosi? “Le sostanze perfluoro alchiliche (PFAS) sono una famiglia di composti sintetici ampiamente utilizzati in ambito industriale (dalle padelle antiaderenti alle schiume degli estintori) che resistono alla degradazione in condizioni ambientali ed estreme e vengono assimilate dagli organismi viventi con effetti tossici - spiega la giovane ricercatrice -  Nell'uomo l'assimilazione dei PFAS avviene principalmente per ingestione di acque e cibi contaminati. Una volta entrati nel corpo i PFAS si accumulano nei tessuti, creano alterazioni ormonali e promuovono lo sviluppo di varie patologie. Capire i meccanismi attraverso cui interagiscono con le proteine plasmatiche responsabili del trasporto di sostanze nel sangue è fondamentale per riuscire a sviluppare cure più efficaci per eliminare queste sostanze dal flusso sanguigno.

Per capire queste interazioni e la tossicità dei PFAS è importante poterle visualizzare con software e web application disegnate appositamente come XRmol. Visualizzare molecole e proteine in realtà aumentata e poterle “toccare” ci permette non solo di rendere la nostra disciplina STEM più accessibile ma di appassionare ragazze e ragazzi al mondo dell’ecotossicologia, della bioinformatica e delle biotecnologie.”

Dopo aver concluso il percorso di dottorato in Chimica e Bio-ingegneria tra le Università di Anversa, Trieste e Venezia nel 2022, Giulia ora prosegue ora la sua carriera nella ricerca con una borsa post-doc della Fondazione Umberto Veronesi presso l'Università di Napoli Federico II . 

Un  finanziamento nominale prestigioso, la sfida di ideare e realizzare un progetto  per contribuire alla ricerca oncologica e la voglia di dire che è possibile fare Ricerca in Italia oggi. La Fondazione Umberto Veronesi rappresenta una possibilità importante per ricercatori e ricercatrici che vogliono provare a realizzare i loro progetti e Giulia è una delle prime cafoscarine che ricevono questo riconoscimento.  

L’obiettivo del progetto, sarà lo sviluppo di test per predire l’efficacia dell’immunoterapia nel tumore al polmone: “Grazie al progetto MILCA, creeremo un test che consisterà in dispositivo miniaturizzato per rilevare specifici biomarcatori, detti microRNA. Questo dispositivo, costruito a partire da una piattaforma su carta, conterrà sequenze di DNA disegnate ad hoc che, legandosi ai miRNA presenti nel campione, permetterà di raccogliere un segnale luminoso proporzionale alla concentrazione dei miRNA. Maggiore sarà la concentrazione dei biomarcatori nel sangue, più intenso sarà il segnale emesso. Questa strategia permetterà di ottenere risultati facilmente interpretabili, e avrà un design semplice capace di soddisfare i requisiti di sostenibilità previsti per il sistema sanitario. I risultati ottenuti dal dispositivo consentiranno di personalizzare il ricorso all’immunoterapia e ad aumentare il tasso di sopravvivenza dei pazienti.”

Al giorno d’oggi, molte scienziate sono alla guida di scoperte e invenzioni rivoluzionarie in tutto il mondo, ma nonostante il loro contributo, le donne rappresentano ancora solo il 33,3% dei ricercatori a livello globale (Fonte UNESCO 2023). Anche a Ca’ Foscari, le studentesse immatricolate in corsi scientifici sono in netta minoranza, ma lo scenario è destinato a cambiare grazie all’impegno e alla perseveranza di ricercatrici come Giulia. 

Cosa dire quindi a tutte le ragazze che vogliono avvicinarsi alle discipline STEM

“Spesso mi è capitato di essere coinvolta in eventi dedicati all'orientamento universitario e alle discipline STEM, bellissime occasioni di confronto in cui si percepisce quanto le nuove generazioni siano avulse dai pregiudizi di genere, aperte ad  un mondo in cui l'identità sessuale non solo non ci relega a determinati percorsi, carriere e contesti ma diventa dimensione fluida e spesso mutevole. Questi incontri mi hanno insegnato che voi, ragazze, non avete bisogno di sentirvi dire che ce la farete a laurearvi in fisica, andare sulla Luna tornare e costruire altri mille progetti nella vostra vita lavorativa e privata. Non avete bisogno che vi si chieda di essere forti, ambiziose, determinate…Vi auguro che sia la passione a guidarvi nei vostri percorsi, non le pressioni sociali o il bisogno di riconoscimento.
Vi auguro di poter scegliere il bene comune, perché credo ci sia ancora spazio per una Scienza che cammina a piccoli passi, etica e capace di costruire un mondo più solidale e sostenibile per tutti. Qualsiasi strada scegliate di intraprendere, STEM o altro, ricordatevi che quel percorso definirà solo una parte di voi, ma voi siete di più.” 

Francesca Favaro