Scavi a San Basilio: l'antico porto, dove una volta c'era il mare

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San Basilio 2024. Trincea D. Pulizia della superficie - foto di Cecilia Moscardo

In una zona isolata della campagna polesana nel parco del Delta del Po, si trova l’area archeologica di San Basilio dove Ca’ Foscari, con un team guidato dalla professoressa Giovanna Gambacurta, conduce con l’Università degli Studi di Padova una campagna di scavo dal 2018. 

Siamo lontano da centri abitati, a San Basilio c’è un agriturismo, la cui proprietaria ha i terreni oggetto di indagine, una trattoria, una chiesa e una manciata di case. Attorno, almeno per un raggio di 7 km, solo campi coltivati.

È una zona di terre emerse relativamente recente, fino almeno al 1604, infatti, l’area era vicina al mare; ora ci sono solo campi di soia o erbe mediche a perdita d’occhio, mentre in passato qui c’erano dune e coste. Si intravedono anche quelli che erano gli argini del Po, che comunque scorre il suo tratto finale poco lontano.

San Basilio era in età greca, etrusca e anche romana un luogo strategico per i commerci tra est e ovest. Un fiorente porto dove si commerciavano vino, metalli, vetro e materie prime provenienti da tutte le zone della Grecia.

Le campagne di scavo

I primi importanti rinvenimenti nell’area di San Basilio, che risalgono ai primi anni 80, avevano permesso di individuare l’insediamento etrusco con influenze greche, in un’area del Delta del Po che ora non affaccia sul mare, ma che aveva reso San Basilio uno dei principali porti del primo millennio a.C..

L’idea di riprendere le ricerche in questo sito in campagna è della professoressa Giovanna Gambacurta, docente di Etruscologia e Archeologia Italica presso il Dipartimento di Studi Umanistici di Ca’ Foscari e della professoressa Silvia Paltineri del Dipartimento di Beni Culturali dell’Università degli Studi di Padova. Iniziano le nuove campagne di scavo nel 2018 con un’ampia survey, per re-identificare il luogo. La survey è una metodologia archeologica che prevede la raccolta superficiale di reperti emersi in un campo dopo l’aratura, anche se frammentari; una raccolta sistematica e georeferenziata in cui si registra quello che si trova in una maglia regolare di riferimento e serve per dare idea degli addensamenti e di dove aprire le trincee di scavo. 

“Dal 2019 abbiamo aperto trincee di scavo per la ricostruzione del paleoambiente, racconta Gambacurta, dove ora c’è campagna coltivata e piatta, prima c'erano dune, mare, forme di canalizzazioni utilizzate per drenare l’area e usate anche per i commerci. Il nostro obiettivo è ricostruire l'ambiente, dare uno scenario, ricostruire le caratteristiche dell’insediamento, verificare più in dettaglio la cronologia, l’espansione e la durata dell’insediamento, che si trasforma in età romana in un porto di grandissima entità.”

Gli scavi, la comunità e il turismo 

Il progetto San Basilio – Archeologia e Natura sul Delta del Po che coinvolge oltre le due università, la soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio di Verona Rovigo e Vicenza, il Museo Archeologico Nazionale di Adria e il Comune di Ariano nel Polesine, è finanziato dalla Fondazione Cariparo, proseguirà sicuramente fino al 2025 e prevede una restituzione alla comunità locale. Nello specifico è stato riaperto e riallestito il Centro Civico di San Basilio, un piccolo museo con una esposizione permanente di alcuni reperti rinvenuti, vengono periodicamente organizzate delle giornate di alta divulgazione nelle trincee di scavo, conferenze, attività laboratoriali per bambini e bambine e agli eventi seguono momenti conviviali, quali aperitivi e cene di comunità. Per la valorizzazione dell’area archeologica già restaurata con i resti romani e tardoantichi e permettere delle visite al grande pubblico sono state realizzate  delle coperture e un apparato di didascalie. Con il finanziamento dell’ultimo triennio un fondo specifico è stato destinato alla comunicazione social e alla realizzazione di eventi.

“Solo nella nostra trincea di scavo, continua Gambacurta, abbiamo accolto quest’anno più di 100 persone, e complessivamente la campagna ha avuto diverse centinaia di visitatori: un’ampia visibilità locale e un accrescimento dell’offerta dell’eco-turismo del parco regionale del delta del Po. In queste zone è infatti molto sviluppato il turismo lento con percorsi in bicicletta e uscite di birdwatching; gli scavi archeologici di San Basilio sono entrati in questo circuito.” 

Il porto di San Basilio

San Basilio ha avuto una storia lunga, ricca e affascinante, protagonista delle rotte commerciali del Mediterraneo sia in epoca greco-etrusca che romana. La professoressa Gambacurta gestisce uno dei due scavi preromani di San Basilio: “Sono moltissimi i materiali di origine o ispirazione greca che abbiamo ritrovato, racconta, frammenti di ceramiche e di anfore che presumibilmente facevano tappa a San Basilio prima di risalire il Po e andare verso Ovest e verso Nord. Dai ritrovamenti si  vede l’importanza del porto, che possiamo considerare uno dei massimi posti di importazione di ceramica greca, prima della nascita del porto di Spina”. Dopo la grande vivacità commerciale del territorio polesano tra XII e IX secolo a.C., per un paio di secoli la zona risulta disabitata. Sono ancora oggetto di studio i motivi di questo repentino abbandono: si ipotizza una conseguenza della crisi greco-micenea, ma anche, a seguito di indagini sul paleoclima, si pensa che questo spopolamento dei principali centri preistorici del Polesine sia dovuto a un periodo di instabilità fluviale del Po e alle sue ripetute esondazioni. A fine VII sec a.C. inizia una nuova fase di insediamento proprio a partire dal porto di San Basilio, vista l’importanza dal punto di vista strategico e commerciale, si rifondano luoghi e ne nascono di nuovi, come Adria, che divenne un centro di snodo importantissimo per i commerci fluviali e marittimi, tanto da dare il nome al Mar Adriatico.

San Basilio 2024. Trincea A. Pulizia delle strutture intaccate dalle arature - Fiorenza Bortolami

Le città di fondazione

“La cosa più interessante emersa in questi anni di scavo non è un oggetto, ma è la consapevolezza emersa che l’insediamento di San Basilio ha un orientamento regolare complessivo, ossia è l’esito di una fondazione preordinata. - aggiunge Gambacurta - San Basilio nasce per una decisione politica ed economica a monte, e il territorio di insediamento viene creato e diviso in lotti. Come Spina, Adria, l’area del Forcello a Mantova, sono tutti centri in cui si percepisce una volontà politica di agire su quel territorio e renderlo di nuovo un luogo proficuo. Un’ulteriore conferma dell’importanza strategica e commerciale di questi porti e la creazione di un sistema coerente di insediamenti.

San Basilio romana

Lo scavo romano di San Basilio è in capo all’Università di Padova. I rinvenimenti sono senza dubbio più monumentali e vistosi. In epoca romana passavano da San Basilio due tra le più importanti strade consolari che attraversano la zona del delta del Po, e portano verso Aquileia: la via Annia, che si dirama da Rimini, risale poi verso Adria, Padova, Concordia Sagittaria e prosegue verso nord est e la via Popilia, che percorre la linea interna della laguna, il loro attraversare l’area sottolinea nuovamente l'importanza economico strategica di San Basilio.

Il team di Ca’ Foscari a San Basilio

Dal 2018 si sono avvicendati nel sito quasi 120 cafoscarini e cafoscarine: studenti e studentesse delle lauree triennali, magistrali, della scuola di specializzazione, del dottorato. La trincea di scavo è diventata un vero e proprio campo di formazione per chi si approccia all’archeologia e ha l’opportunità di mettersi alla prova, imparando da colleghi e colleghe con più esperienza.

San Basilio 2024. La professoressa Gambacurta con il team di studio e ricerca del secondo turno - Cecilia Moscardo

Progetti futuri

“Con giugno 2025 si conclude il finanziamento della Fondazione Cariparo, ma ci sono tutte le migliori premesse affinché le campagne di scavo possano proseguire grazie ad un nuovo finanziamento - conclude Gambacurta. - La trincea di scavo che dirigo, dove le strutture sono state individuate anche grazie ad un’ampia campagna di indagini magnetometriche, offre grandi prospettive per la presenza di una stratigrafia sigillata e completa. Abbiamo intenzione di ampliarla e approfondirne le indagini nei prossimi anni.”

Sara Moscatelli