Arte&Sostenibilità, Ca’ Foscari inaugura “Waste Matters"

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Qual è il nostro rapporto con il cibo e lo spreco? Dove finisce quello che buttiamo? Come possiamo ridurre il nostro impatto sull’ambiente? Queste e altre sono le domande poste e analizzate dal progetto “Waste Matters”, dell’artista londinese Gayle Chong Kwan.

L’installazione inaugurata a Ca’ Foscari il 2 luglio è l’”atto finale” del progetto artistico, il cui percorso è iniziato due anni fa.
La facciata di Palazzo Foscari rivolta sul Canal Grande ospiterà fino al 2 settembre, due banner, raffiguranti un paesaggio composto da elementi alimentari che si trovano abitualmente sulle nostre tavole, simbolo di abbondanza e attenzione alla qualità del prodotto, contrapposto al suo riflesso, la realtà più ‘oscura’ dello spreco alimentare, generato da coltivazioni intensive e metodi di produzione che non tengono conto della stagionalità. Questo si combina con il petrolio, utilizzato a livello globale nel trasporto del cibo, e causa di grandi devastazioni ambientali in occasione degli sversamenti catastrofici.

Il percorso verso la realizzazione dell’opera è iniziato con il Sustainable Art Prize 2019, la terza edizione del premio dedicato ai temi della sostenibilità in collaborazione con la fiera d’arte moderna e contemporanea ArtVerona.

Il premio rientra tra i progetti dell’Ateneo di Arte&Sostenibilità, iniziativa portata avanti da Ca’ Foscari Sostenibile che permette di rendere visibile e concreto l’impegno di Ca’ Foscari verso le tematiche dello sviluppo sostenibile, proponendole in un modo innovativo e fruibile da tutti.
Chong Kwan, presentata dalla Galleria Alberta Pane, si è aggiudicata il premio trattando temi come il riutilizzo degli scarti di cibo e la loro traduzione in arte.

Dopo lo stop dettato dall’avvento della pandemia, “Waste Matters” ha cominciato a prendere forma a partire dallo scorso settembre, attraverso una serie di incontri e workshop online ai quali hanno preso parte circa 60 studenti e studentesse di Ca’ Foscari provenienti da diversi ambiti di studio. Al centro del progetto artistico c’è il tema dello spreco alimentare e più in generale dei rifiuti, che vengono però trattati come una materia che conta (something that matters).

L’artista ha spinto i partecipanti a realizzare attività pratiche ciascuno nel proprio spazio, permettendo loro di fare esperienza della ricerca artistica e creativa, applicando uno sguardo critico alla propria cucina, alla spesa e al quartiere.
Inoltre, studenti e studentesse hanno potuto cimentarsi in attività di documentazione fotografica, mappatura dei luoghi, raccolta e catalogazione degli scarti alimentari, recupero e composizione creativa, attività che gli hanno permesso di diventare consapevoli della problematica e li hanno spinti ad elaborare soluzioni e forme comunicative efficaci per veicolare il tema anche all’esterno del gruppo.

Grazie alla partecipazione di docenti, ricercatori e ricercatrici dell’Ateneo, che attraverso dei video hanno analizzato  i temi centrali del progetto da un punto di vista accademico, gli incontri hanno inoltre permesso di esplorare gli obiettivi dell’Agenda 2030 più strettamente collegati al tema, come l’obiettivo 12 dedicato a “Consumo e produzione responsabili”.

Le riflessioni e le idee emerse durante gli incontri si sono poi tradotte in una performance artistica, tenutasi lo scorso 16 giugno, nella quale alcune studentesse cafoscarine hanno sfilato con dei cappelli creati da Gayle Chong Kwan, ora esposti presso la Galleria Alberta Pane, nella mostra personale dell’artista intitolata “Waste Archipelago” (22 maggio - 4 settembre). Le opere dell’esibizione sono nate anche grazie alle riflessioni e alle idee emerse durante gli incontri cafoscarini.

Al termine del progetto, sono stati pubblicati online anche una serie di working papers relativi all’esperienza, che verranno poi inseriti all’interno del catalogo in pubblicazione ad ottobre.

Rimanendo in tema di pubblicazioni sulla sostenibilità, a giugno il progetto “Precious Caps” è diventato un libro, nel quale vengono illustrati i vari passaggi della ricerca che nel 2017 aveva esplorato la possibilità di applicare i principi della ‘circular economy’ alla gestione dei rifiuti dell’Ateneo.

Francesca Favaro