Gli archeologi dell’Università Ca’ Foscari Venezia hanno scoperto il primo albergo di Jesolo (l’antica Equilo), oggi principale località balneare del litorale veneto con milioni di turisti nella stagione estiva. Il complesso, sorto nel IV-V secolo d.C., si trovava su un isolotto nei pressi dell’antico estuario della Piave Vecchia, nell’odierna località ‘Le Mure’.
Dopo due anni di ricognizioni, scavi e ricerche, Sauro Gelichi, direttore del progetto archeologico di Ca’ Foscari nell’area e professore di Archeologia medievale al Dipartimento di Studi Umanistici, presenta la scoperta: “Si tratta di un posto di stazionamento (mansio), forse anche per funzionari imperiali, che si trovava lungo una rotta endo-lagunare. La presenza di questo percorso, alternativo, o meglio integrativo, di quello terrestre, era stata ipotizzata, ma oggi ne abbiamo la prova archeologica”.
Della mansio finora è stata esplorata un'ampia porzione dell'edificio che serviva per l'ospitalità, caratterizzato da una serie di ambienti tutti uguali, affiancati l’un l’altro, e suddivisi in stanze che dovevano accogliere giacigli e cucine (ognuno di questi ambienti era provvisto di un focolare in mattoni). A questa struttura "alberghiera" si affiancavano edifici con officine per le attività artigianali e probabilmente una piccola cappella per le funzioni religiose. Ma il complesso doveva essere più ampio.
Distante dai luoghi di posta presenti lungo la viabilità principale, la via Annia, il nucleo insediativo tardoantico e altomedievale sull’insula Equilus era un luogo che accoglieva chi si spostava via acqua, nella rete dei canali lagunari, e lungo la viabilità endolagunare che collegava Ravenna, Altino e Aquileia.
Gli archeologi di Ca’ Foscari e l’amministrazione comunale di Jesolo, che ha creduto fin dagli inizi in questa ricerca e la supporta, sono ottimisti sui risultati delle ricerche future, che dovrebbero consentire di porre in luce una delle strutture ricettive del Mondo Antico meglio conservate nel nostro Paese.
Michele Bugliesi, rettore dell’Università Ca’ Foscari Venezia: “L'archeologia è uno dei settori di punta delle nostre attività di ricerca e questa nuova scoperta di Ca' Foscari è un risultato notevole in un settore che vede impegnati i nostri archeologi in numerosi scavi in Italia e all'estero. Ci fa molto piacere oggi presentare gli ultimi rinvenimenti che aggiungono una nuova pagina alla storia del nostro territorio. Ringrazio l'amministrazione comunale per il prezioso supporto e il professor Gelichi e tutto il suo team per il successo conseguito”.
“Questa è la dimostrazione di una vocazione turistica della nostra località che affonda le radici nel passato - è il pensiero dell’assessore alla Cultura della Città di Jesolo, Otello Bergamo -. Una scoperta unica nel suo genere, per la quale va il nostro plauso agli archeologi dell’Università Ca’ Foscari Venezia e di buon auspicio per proseguire sulla strada già intrapresa in questi anni di conoscenza delle radici storiche e culturali su cui la nostra città è sorta e si è evoluta nei secoli. Il sito archeologico delle Antiche Mura, che dopo oltre 70 anni di attesa è divenuto patrimonio pubblico nel 2015, grazie ad un accordo di cessione gratuita che ho avuto l’onore di stipulare con i proprietari privati, merita la nostra attenzione e il nostro impegno per trovare nuova ‘vita’”.
“Sapere che qui a Jesolo, oltre 1700 anni fa sorgeva una struttura antesignana degli alberghi che oggi rappresentano il motore della nostra economia turistica ci trasmette emozione - ha poi affermato l’assessore al Turismo della Città di Jesolo, Flavia Pastò -. E’ la conferma di quella vocazione all’accoglienza e all’ospitalità, che ancora oggi contraddistingue il modo di fare turismo ed imprenditoria a Jesolo. Il sito archeologico delle Antiche Mura e la sua futura valorizzazione, rappresentano non solo il collegamento con il nostro passato, ma anche un’importante occasione per fare turismo al di fuori della stagione estiva, mostrando ai nostri ospiti cos’è stata Jesolo”.
La ricerca archeologica
La campagna 2017 ha ampliato la mappatura delle evidenze archeologiche attraverso l'esecuzione di indagini non invasive, integrandole con ricerche di carattere geoarcheologico e paleoambientale.
Attraverso l'esecuzione di carotaggi manuali e la costruzione di profili stratigrafici, è stato possibile non solo individuare la profondità e la consistenza dei depositi archeologici, ma anche prelevare campioni per datare la successione dei canali lagunari che intervallavano le terre emerse. Oggi, infatti, l'intera area del sito è occupata da distese di campi coltivati, frutto delle bonifiche di età moderna, che hanno omologato il paesaggio, nascondendo le tracce della laguna antica.
La storia di Equilo, che nel II secolo d.C. inizia forse lo sfruttamento delle risorse marittime (utilizzo del murex per produrre la porpora per la famose lane di Altino) e prosegue con la realizzazione di questa mansio in età tardo-antica, conosce momenti altrettanto significativi nei periodi successivi: la presenza episcopale, che sta all’origine di una chiesa di VI secolo con pavimenti musivi, il consolidarsi di una comunità con le sue aristocrazie tra VIII e IX secolo (di cui rimangono significative testimonianze scritte ma anche archeologiche, come i sarcofagi). E si conclude in quella prodigiosa e inspiegata ‘copia’ del San Marco di Venezia, cioè la chiesa cattedrale, i cui ruderi ancora giganteggiano nella campagna.
Le ricerche archeologiche di Ca’ Foscari, palestra di formazione per moltissimi giovani studenti provenienti anche da altri atenei italiani e stranieri (Roma, Oviedo, Tbilisi) ma anche luogo di sperimentazione e di cooperazione scientifica (partecipano le Università di Siena e Padova) tentano dunque di ricomporre e raccontare una pagina dimenticata – o semplicemente nascosta - della straordinaria storia di questo territorio. Una storia che si intreccia con quella dell’antica Altino come della futura Serenissima e che ci aiuta a capire meglio sia l’una che l’altra.
Enrico Costa