Hackaton sul futuro del vetro: da Ca' Foscari e IUAV tre progetti 'green'

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L'hackathon VETRO FUTURO è un laboratorio intensivo di didattica interdisciplinare e innovativa di Ca’ Foscari – area scientifica - e IUAV, che ha impegnato studenti e studentesse delle due istituzioni nella ricerca di nuove soluzioni legate al futuro, alla sostenibilità e alle nuove tecnologie dell’industria del vetro.

Il laboratorio, una full immersion di due giorni, si è svolto nell'ambito della Venice Glass Week 2023, il 12 e 13 settembre, al COMBO di Venezia (ex convento dei Crociferi) e ha coinvolto dodici giovani, sei per ciascuna università, divisi in tre gruppi, sotto la guida del prof. Elti Cattaruzza (Ca' Foscari) e della prof,ssa Maria Antonia Barucco (IUAV).

Al termine della seconda giornata i tre progetti sono stati presentati da studenti e studentesse a pubblico e portatori di interesse, tra cui l'associazione Promovetro di Murano, il Comune di Venezia, la Fondazione Musei Civici di Venezia, che hanno valutato le proposte e che ne hanno sottolineato l'originalità. 

I progetti proposti quest'anno:

  • VE_TRACCIO di Arianna Abbafati (Ca’ Foscari) Giulia Babolin (IUAV), Chiara Carrara (IUAV), Giorgia Ferraro (Ca’ Foscari). La tracciatura del vetro come ausilio alla sostenibilità e come supporto per la sensibilizzazione dei cittadini al corretto riutilizzo e riciclo del vetro.
  • LUxOS - LUminosity x ecO Systems di Rachele Braido (Ca’ Foscari), Anna Brunetta (IUAV), Alessia Mazzarano (IUAV), Francesca Regnotto (Ca’ Foscari). Versatili strutture galleggianti in vetro che - grazie alla raccolta di organismi luminescenti lagunari - segnano nel buio i canali navigabili della laguna di Venezia.
  • VETRO ADAGIO di Isaac Castellan (Ca’ Foscari), Cristian Ferretti (IUAV), Giacomo Galli (IUAV), Maria Rachele Sesterzi (Ca’ Foscari). La proposta di un vetro non eterno, dalla durata programmata, preludio a un'evoluzione verso prodotti ultimi fertilizzanti della terra.

“L'hackathon Vetro Futuro, evento realizzato all'interno della Venice Glass Week e che mette insieme studenti e studentesse dei due Atenei, è un'idea che funziona: la freschezza della giovane età e la trasversalità della formazione consentono ai nostri ragazzi di costituire dei nuclei misti fortemente propositivi, con idee davvero nuove e sfidanti – commenta il prof. Cattaruzza. -  Penso che dobbiamo renderci conto sempre di più che viviamo in un mondo dove la complessità è la matrice comune di ciò che ci circonda: le problematiche in cui siamo immersi non hanno soluzioni semplici e necessitano di punti di vista differenti e complementari, di competenze diverse da mettere sul piatto per arrivare a proporre soluzioni efficaci.”

Quale è stato il vantaggio di mettersi alla prova sul tema del vetro?

Sul tema ‘vetro’, la capacità di essere trasversali e dunque di valorizzare il materiale da tutti i punti di vista (proprietà funzionali, caratteristiche artistiche, aspetti di sostenibilità) diventa la leva perfetta per lo sviluppo del vetro futuro e al contempo di un territorio - laguna e terraferma - che sul vetro è forte di storia e industria, che deve sviluppare nuove visioni e che in questi anni affronta nuove sfide e un marcato ricambio generazionale. 

Nell'ottica di questa trasversalità e multidisciplinarietà, Ca' Foscari e IUAV collaborano da alcuni anni sulla tematica del vetro futuro: su questo tema i due Atenei hanno firmato una convenzione collaborativa in cui i rispettivi responsabili siamo io stesso e la prof.ssa Maria Antonia Barucco (IUAV). 

Arianna Abbafati frequenta il corso magistrale in Conservation Science and Technology for Cultural Heritage di Ca’ Foscari e ha appena iniziato le lezioni del secondo anno. Ha raccontato così la sua partecipazione all’hackaton e il lavoro del gruppo:

“Il nostro team si è concentrato sul problema dell’efficienza dell’attuale sistema di riciclo del vetro. Ad oggi le diverse tipologie di vetro che utilizziamo quotidianamente non possono essere smaltite allo stesso modo, eppure vengono gettate tutte insieme all’interno del medesimo contenitore di raccolta. Abbiamo ideato un modo alternativo per la differenziazione che renda più consapevole la popolazione e più coinvolto e attivo il singolo cittadino. Nelle apposite aree di raccolta interattive avverrebbe in primo luogo il riconoscimento delle varie tipologie di vetro attraverso un macchinario apposito che sia in grado di “leggere” la composizione chimica del vetro attraverso il riconoscimento di alcuni marker presenti all’interno della matrice vetrosa e successivamente l’interazione con il cittadino che, oltre ad essere in grado di gettare il rifiuto vetroso nel contenitore adeguato, sarà premiato accumulando punteggio all’interno dell’app affiliata al sistema di raccolta. L’app oltre a raccogliere i punti sull’account personale del cittadino sarà in grado di dare informazioni inerenti al riconoscimento del tipo di vetro, al tracciamento dello scarto vetroso, a come esso verrà riciclato e che tipo di utilizzo verrà fatto. In questo modo ogni cittadino sarà coinvolto individualmente e verrà stimolato a contribuire”.

Quale è stato, secondo te, il punto di forza del lavoro, e come ti immagini una nuova industria del vetro?

La collaborazione è stata fondamentale, il nostro team era formato da studentesse provenienti da diversi corsi di studio (architettura, design, chimica e conservazione e restauro dei beni culturali) e l’apporto delle capacità di ognuna è stata la chiave vincente per l’evoluzione del progetto che è stato in grado di plasmarsi attraverso tutti gli strumenti conoscitivi che avevamo a disposizione.

Non ero pienamente consapevole di quanto fosse grande la macchina dell’industria del vetro. In questi due giorni molto intensi ognuno di noi si è reso conto in quanti ambiti sia effettivamente coinvolto l’utilizzo del vetro, specialmente in un contesto come Venezia dove il vetro è sinonimo di forza e orgoglio. Mi auguro che avvenga un più convinto avvicinamento verso politiche sostenibili, ecologiche e a basso impatto ambientale, temi fondamentali che riguardano in maniera diretta tutti noi e che potrebbero essere incisivi nei processi di produzione del vetro e di smaltimento dei residui di lavorazione”.

Federica Scotellaro